il Caffè di Meliadò

25 febbraio 2013

Affluenza e riverberi sulle percentuali

Poche ore anccabinaòra e sapremo molte cose. Prima di sapere molte di queste, però, ne sapremo delle altre. E cioè, per partire, sapremo finalmente il dato effettivo sull’affluenza.

E’ noto che – da quando è stato reintrodotto il voto “spezzato” in due giornate, la prima festiva e la seconda metà feriale, l’intero corpo della Pubblica amministrazione (più o meno) è tornato a votare molto molto volentieri di lunedì… E questo già ci dice qualcosa sulla relativa inaffidabilità dei dati intermedi, che a fine domenica ci offrono un poco edificante -7,38% rispetto al dato già non esaltante delle Politiche 2008 (55,17% oggi, contro il 62,55% di 5 anni fa).

Ma la cosa più rilevante non mi sembra questa, bensì l’analisi di flusso: tra pochissime ore scopriremo quanti saranno rimasti a casa, ma qualche ora dopo sarà svelato anche quali partiti se ne saranno realmente avvantaggiati.

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9 febbraio 2013

Fini a Reggio: lodi per Rosanna Scopelliti, “bastone e carota” per la Napoli

Il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini torna in Calabria, e a Reggio, evidentemente con una situazione un po’ difinifiniversa dalle ultime volte.

Al contempo, nel corso della conferenza stampa di poco fa in riva allo Stretto, accanto naturalmente a una serie d’altre considerazioni “nazionali” (ma pure sulla «difficoltà a valutare» “da lontano” l’operato di un suo ex-delfino come Peppe Scopelliti, che al momento della scissione, a dispetto del forte legame, preferì rimanere nel Pdl), è stato lo stesso fondatore di Futuro e libertà a rievocare le «caterve di voti raccolti al Sud e in Calabria… Non posso dimenticare – ha aggiunto Fini – “che cos’era” piazza Italia, in certi frangenti», nella città di Ciccio Franco.

Ecco lo spunto per un parallelismo-flash non rispetto alla Reggio Calabria dei Fatti del ’70 (…quanto a valori e popolarità della Destra, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa…), ma nei riguardi di una delle più memorabili iniziative territoriali di Fli.

Non molto dopo il celeberrimo e celebrato «Che fai, mi cacci?», l’ex ministro degli Esteri tenne infatti all’auditorium “Calipari” di Palazzo Campanella una gremitissima assemblea fondativa del partito calabrese.

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4 febbraio 2013

Dell’Imu, della campagna elettorale e di altri dèmoni

Ok, rImmagineiprendersi l’Imu, cioè la tassa sulla casa, cioè l’Ici, cioè….
…Ora, al di là del fatto terra-terra che se quest’imposta sulla casa esiste da 21 anni (è stata varata nel ’92 dal governo Amato) un motivo d’economia reale probabilmente ci sarà…, ci sono varie altre cose da chiedersi.

Una cosa non trascurabile: ma chi ha governato dal 1992 a oggi? Giuliano Amato (centrosinistra) fino al ’93, Carlo Azeglio Ciampi dal ’93 al ’94 (governo “tecnico”), poi Silvio Berlusconi (’94-’95, centrodestra: fu solo il primo dei 4 Governi durati quanto, come spesso rammenta il fondatore prima di Forza Italia e poi del Pdl, nemmeno i governi De Gasperi durarono), quindi Lamberto Dini (’95-’96, altro governo “tecnico”). Quindi Romano Prodi (1996-98, centrosinistra), Massimo D’Alema (’98-’99, centrosinistra), ancòra D’Alema (1999-2000, centrosinistra), nuovamente Amato (2000-01, questa volta da indipendente), quindi Berlusconi (2001-05). E poi terzo governo Berlusconi (2005-06) e di nuovo Prodi (2006-08), successivamente un altro quadriennio di Silvio Berlusconi (2008-11) e infine Mario Monti, in carica dal 2011. La cronologia di Palazzo Chigi ci dice dunque che per oltre 11 anni, 11 anni in cui gli immobili erano tassati, il Cavaliere avrebbe potuto evitare tale tassazione. E in effetti lo propose (ma solo nel 2006; poi sconfitto da Prodi) e poi la tolse (nel 2008), col piccolo dettaglio che l’esecutivo Monti nel 2011 fu costretto a rimettere un’imposta sulla casa, prima casa inclusa, per evitare il default del Paese. Non un grande bilancio in materia fiscale, ci sembra. 

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28 gennaio 2013

Scandalo Mps, il Pd adesso rischia davvero

Certo, non deve averci creduto neppure Silvio, alla deflagrazione di uno dei più clamorosi scandali bancari di sempre nel bel mezzo di Politiche che lui e il Pdl parevano assolutamente destinati a perdere.

E, cosa incredibile, non c‘è autogol che tenga (basti pensare alle insensate dichiarazioni, quantomeno insensate per uno che ritiene di guardare all’elettorato moderato…, su BMussarienito Mussolini nel giorno della Memoria): Berlusconi sembra pazzescamente rimesso in pista dall’affaire-Montepaschi.

In cui, com’è noto, c’è un bel bel pezzo di Calabria, considerato che l’ex n.1 Mps e ormai anche ex capataz dell’Abi è un catanzarese “doc”, Giuseppe Mùssari.

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26 gennaio 2013

Monti, Udc e Fli: dopo il voto, ognuno per sé. Specie in Calabria

Gente pochina, ieri all’inaugurazione della sede reggina di Scelta civica, la lista del premier in carica Mario Monti nell’àmbito della coalizionQuintieri, Siviglia, Zagami (Scelta Civica)e a supporto della riproposizione per Palazzo Chigi dell’ex rettore della Bocconi.

Un piccolo passo falso, considerato che il momento era relativamente solenne: oltre ai candidati reggini per Montecitorio (Paolo Zagami e Agostino Siviglia, avvocati entrambi; il primo esponente dell’ala-Montezemolo di Italia Futura, il secondo vice di Giuseppe Tuccio nell’ufficio del Garante del Comune di Reggio Calabria per i diritti dei detenuti) e accanto a qualche elemento in lista di altre province, ma pure in posizione non eleggibile (Adriano Serafini e Carmen Mazzullo), c’era lo stesso capolista montiano per la Camera dei deputati: Beniamino Quintieri, economista che presiede la facoltà d’ Economia dell’Università romana di Tor Vergata. (Curiosità: si tratta della facoltà che nelle scorse settimane, già in occasione delle Primarie del centrosinistra per la premiership, varò in partenariato con Sky la sperimentazione italiana del fact checking, cioè la “verifica dei fatti” esposti dal politico di turno, che nei Paesi anglosassoni è un must ineludibile da anni in ogni tornata elettorale).

Diciamo che lo stile pacato di Quintieri – «moderato nei toni ma radicale nelle proposte», come lo definiscono a Scelta civica – ha dovuto tentare di offrire controelementi adeguati alle diverse presunte contraddizioni che caratterizzerebbero la candidatura del docente universitario.

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25 novembre 2012

Urne delle Primarie del centrosinistra, vi scrivo… (3)

(segue)

Chi ha già pareggiato. Come accennato, c’è uno dei 5 contendenti che “comunque”, per citarne una celebre battuta, non è che ha già perso ma di sicuro ha già «non vinto»: ed è il probabile formale trionfatore, Pierluigi Bersani.

Il granitico muro dell’establishment attorno a lui è a dir poco imbarazzante. Segretari regionali e segretari di circolo, deputati e assessori comunali… gli eletti sono in larghissima parte con lui, per affinità generazionali, perché tra l’altro in gran parte co-designati dallo stesso leader dèmocrat e, quanto ai parlamentari, perché salve eventuali sostanziose modifiche al Porcellum il loro futuro è nelle sue mani…

In Calabria, poi, è realmente arduo individuare renziani “doc” che abbiano un peso reale nelle dinamiche politiche regionali, eccettuando forse il solo Deme

trio Naccari Carlizzi, ex assessore regionale al Bilancio. Fuori dalla politica invece anche qui ci sono legioni di giovani e personalità significative della società civile; da ultimo, anche il segretario calabrese della Uil Roberto Castagna e l’ex presidente di Confindustria Calabria Pippo Callipo.

Il silenzio degli innocenti (?). Certo vien da chiedersi però una cosa: ma perché, allora, sostengono l’ex ministro alle Attività produttive “cariatidi” piddine come Rosy Bindi o lo stesso ex premier Massimo D’Alema, forse i due esponenti pd più noti tra coloro i quali dovrebbero tornarsene a casa (…visti i precedenti, il condizionale è d’obbligo…) per via della regola dei tre mandati parlamentari?

Questo, davvero, non si sa. Certo coi “rottamatori”, è intuitivo!, non sarebbero caduti meglio…

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Urne delle Primarie del centrosinistra, vi scrivo… (2)

(segue)

Voto “utile”. Urge, urne, urlare orrore per l’ustionante utopia del voto “utile”.

Allitterazioni a parte, la questione è nota: in ogni competizione – e le Primarie non sono escluse… – se c’è “un uomo solo al comando”, o comunque un solo candidato “realmente” in grado di tagliare il traguardo, si urla al solipsismo, alla mancanza di reale dialettica interna in un partito. Se invece esiste una pluralità di candidati “veri”, che magari in modo diversa contano, però, tutti qualcosa, allora no, allora è dall’alto verso il basso che si scatena una dinamica di

versa: l’invito al voto “utile”, cioè a scartare i candidati “minori” per concentrare i suffragi solo tra quanti hanno reali possibilità di vittoria.

Ora. Intanto, questa logica s’è infruttuosamente tentato – sondaggi alla mano – d’estenderla pure a Vendola, quando il
Governatore pugliese è in concreto l’unico partecipante alle Primarie che appartenga a un partito che da un lato non si chiami Pd, dall’altro non vanti intenzioni di voto da prefisso telefonico (identikit di Bruno Tabacci, che da un lato è dell’Api cioè praticamente di nessuno, dall’altro leader di un movimento denominato “Italia Concreta” cui s’augurano senz’altro le migliori fortune ma che, oggi, per l’italiano medio potrebbe essere il logo di un cioccolatino come lo slogan non molto noto di qualche compagnia ferroviaria, indistintamente). In second’ordine: ma se si sa benissimo, che da sempre i confronti elettorali sono innanzitutto “conta” seguita da una guerra di posizione, da una guerra di trincea…

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17 ottobre 2012

Il Guardasigilli Paola Severino cala la mannaia: “I politici condannati non potranno essere candidati”

«Con assoluta tempestività il governo interverrà anche sulla materia della incandidabilità» dei condannati…

Dopo queste parole, ho deciso che amerò per sempre il ministro della Giustizia Paola Severino, qualsiasi enorme minchiata dovesse fare successivamente (com’è altamente probabile).

27 settembre 2012

L’ipoteca di SuperMario: “Un ulteriore impegno dopo le prossime Politiche? Non precludo nulla”

Ha scelto New York, Mario Monti.

Si sapeva benissimo che – prima o poi… – una parola “vera” sull’ipotesi da tanti temuta e da tanti (Grande Centro in testa) agognata, il Monti-bis, l’ex rettore della “Bocconi” l’avrebbe detta.

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16 settembre 2010

Il Pd senza Prodi è come Radio Italia…. “solo grandi (in)successi”

Chissà perché, il Pd, almeno nella sua versione senza il bipremier Romano Prodi, pare specializzato – un po’ come recitava il vecchio claim di Radio Italia – nel generare “solo grandi (in)successi”. E’ così che è arrivato, assolutamente atteso e perfino un po’ scontato, non l’annuncio che Walter Veltroni si ritirerà definitivamente in Africa – possibilmente, senza una cazzo di linea Adsl attraverso la quale infestare gli altri continenti in modo sistematico col suo ennesimo libro – bensì, preciso e noioso come un metronomo che segna il ritmo dei quattro quarti, l’annuncio che, insieme a due ex ppi de ferooo come Beppe Fioroni e l’ex vicerutelli Paolo Gentiloni, è in costruzione un imprecisato Movimento.

Amici di questo blog, è davvero difficile dire quale utilità potrà mai avere l’ennesimo movimentucolo revanscista (difficile dimenticare che Veltroni è stato segretario nazionale del Pd nella sua fase fondativa e peraltro litigiosissima, possibile contendente per la premiership mai arrivato a giocarsela davvero e tante altre cose). La cosa sicura è cosa servirà a cancellare: anche l’ombra di un centrosinistra competitivo che abbia al centro un Partito democratico a vocazione maggioritaria.

Il bello è che lo stesso big Walter sostiene che il neoMovimento <non sarà una corrente> e che, peraltro, resterà saldamente all’interno dei Democratici.

….Sarà.

Ma l’outsourcing a vario titolo di big come Rutelli e Veltroni, rispetto al futuro del Pd appare un verdetto più definitivo di un certificato di morte.

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