il Caffè di Meliadò

12 settembre 2014

#Regionali2014 – Le nomine, la surroga, lo scorno

S’è chiuso un paio d’ore fa il Consiglio regunoionale dedicato alla modifica della legge elettorale, varata a maggioranza e fra mille polemiche.

Il senso ultimo della battaglia d’aula è che mentre il centrosinistra compatto chiedeva di tornare esattamente alla normativa vigente prima della riforma del 3 giugno scorso, invece il centrodestra ha chiesto e “imposto” si mantenesse la piattaforma della legge elettorale riformata, per poi procedere soltanto (come da ordine del giorno) all’«adeguamento» del canovaccio legislativo ai rilievi formulati dai dipartimenti Interno e Affari regionali, scampando in questo modo ai probabilissimi – sicuri, diciamo – rigori di una sentenza della Corte costituzionale.

In mezzo all’articolatissimo dibattito sulla normativa elettorale, anche una sorta di “retroscena” che riguarda le nomine.

Questa disgraziata consiliatura regionale termina, infatti, anche con un profondo smacco per l’udiccino Franco Talarico. Il presidente dell’Assemblea è infatti l’unico, nelle ultime tre consiliature almeno, a non essere riuscito a condurre in porto le nomine di competenza del Consiglio regionale (tra i suoi pochissimi poteri, ormai, nell’epoca di Governatori prescelti a suffragio diretto…). E questo è certamente un portato da un lato dell’esasperato “trascinamento” di una consiliatura morta da mesi per via dell’esautoramento per via giudiziaria del presidente Peppe Scopelliti (condannato a 6 anni di carcere, in primo grado, per falso ideologico e abuso d’ufficio nel “processo Fallara”), ma dall’altro certamente anche della dialettica un po’ troppo marcata tra maggioranza e opposizione, con ben poche reali aperture alle istanze delle forze di minoranza da parte di chi a Palazzo Campanella aveva la forza dei numeri.

Il fatto è che da tre consiliature almeno (appunto) il nostro regionalismo malato non riesce neppure a incassare quello che, visto con gli occhiali del normalissimo cittadino-elettore, sarebbe un risultato piccino-piccino: che maggioranza e minoranza si mettano d’accordo quando c’è da sfornare le nomine per gli Enti subregionali.

E così, classicamente, decide qualcun altro; nel caso di specie, in surroga, il potere di nomina (fermo restando il rispetto delle prerogative “cencelliane” dell’opposizione) viene attribuito direttamente al presidente dell’Assemblea. Questo, soprattutto perché il busillis delle nomine, a fronte di centinaia di questuanti, di professionalità a dire il vero spesso latitanti…, molte volte diventava un rovello irrisolvibile malgrado dozzine di sedute in cui potersene occupare.

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14 luglio 2014

Confindustria / b – Infiltrazioni mafiose, Cuzzocrea: “Troppi gli Enti sciolti in Calabria. Ma se arrivano i commissari, nei centri ‘difficili’ restino almeno 5 anni”

Nel corso dell’appuntamento confindustriale di oggi a Reggio Calabria, già le prime – incisive – battute della sua relazione Andrea Cuzzocrea – ex pr20140714_170701esidente degli edili reggini dell’Ance e da un anno a questa parte presidente di Confindustria Reggio, che proprio nel 2014 celebra i suoi 70 anni di vita – le ha riservate al cosiddetto “decreto Taurianova”, insomma la controversa normativa che disciplina gli scioglimenti degli Enti locali per infiltrazioni mafiose.

Sarà appena il caso di ricordare che, dal ’91, uno solo è il caso di Comuni capoluogo di provincia sciolti per mafia: Reggio Calabria (9 ottobre 2012). Un abbinamento, quello tra infiltrazioni mafiose “sanzionate” dallo Stato e realtà territoriale reggina, che Cuzzocrea ha rilanciato in modo assolutamente diretto e polemico, ma anche assai documentato.

Se per il leader degli imprenditori reggini stabilire opportunità dello scioglimento o responsabilità che hanno condotto all’adozione della grave misura da parte del Governo «non è nostro compito», bisogna prendere atto che «lo strumento dell’amministrazione straordinaria è inefficace»; da un lato, «crea. come unico risultato, un clima di disaffezione e sfiducia dei cittadini nei confronti della cosa pubblica», dall’altro «alla paralisi della macchina amministrativa non corrisponde un effettivo risanamento degli Enti».

Ma è la statistica l’oggetto contundente impugnato da Andrea Cuzzocrea per fare male davvero.  (more…)

6 aprile 2014

Scopelliti: lascio sùbito. Sì, però…

Filed under: centrodestra,in Calabria — mariomeliado @ 10:23
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Il presidente della Giunta regionale Peppe SImmaginecopelliti – di recente, duramente condannato a 6 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, in primo grado, dal Tribunale di Reggio Calabria, per il cosiddetto “caso Fallara” per i reati di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio – ha fatto sapere che non intende traccheggiare ma che, invece, a giorni si dimetterà da Governatore.
Bene. Ma anche no… 

Vediamo sùbito cosa ci convince dell’annuncio del Governatore calabrese e cosa, invece, ci lascia perplessi.

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2 aprile 2014

Sgarbi candidato Governatore della Calabria? …era solo un Pesce d’aprile :)

Ragaprilfishazzi, purtroppo no.

Fino al momento almeno, l’ex sottosegretario Vittorio Sgarbi non è e non ci risulta che sarà candidato alla Presidenza della Giunta regionale della Calabria… anche se le migliaia e migliaia di contatti di ieri ne fanno certamente un “Pesce d’aprile” magnificamente riuscito!  

Non sono mancati anche diversi siti d’informazione on-line pronti a “riprendere” la singolare novità… c’è da capire perfettamente, e – in omaggio a una lunga tradizione di scherzi tipici del Primo aprile d’ogni anno – da chieder scusa ma, simultaneamente, da esser pronti a farsi quattro risate insieme… tra l’altro, decisamente meglio una scherzosa notizia di questo tipo anziché la perfida ironia vista ieri in giro sul presunto decesso di questo o di quell’altro personaggio (un tipo di scherzo che, vi confesseremo,  a questo blogger non ha mai fatto ridere…).

Al contempo,

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22 ottobre 2013

E’ un’eletta in Calabria la presidente dell’Antimafia! ….è Rosy Bindi

In qualche modo, la Calabria può gioire: dopo un esecrabile stallo durato otto mesi (!), la Commissione parlamentare antimafia è finalmente al completo. E per contrastare le ‘ndrine (ma anche CImmagineosa nostra, camorra, Sacra corona unita, Basilischi e quant’altro…), l’organismo sarà guidato – è stato appena deciso – da un parlamentare eletto in Calabria. 
Nello specifico, si tratterà di una deputata eletta in Calabria…

….Rosy Bindi da Sinalunga, nel Senese.
Praticamente una neofita della politica: la sua carriera nel settore è infatti iniziata “solo” nel 1989. Alle Europee del 18 giugno, la Bindi, fresca d’adesione alla Dc, fu immediatamente eletta con un diluvio di preferenze (ben 211mila): il Muro di Berlino, per dire, sarebbe caduto soltanto il 16 novembre di quello stesso anno…
Ministro nel governo Prodi e nei due governi D’Alema, come deputata – poverina! – ha accumulato “solo” sei legislature: infatti alle ultime Politiche, quando s’è deciso che piuttosto che azzopparli i parlamentari del Partito democratico con 20 o 25 anni da deputati/senatori sul groppone sarebbero stati cordialmente rispediti a casa salvo avessero chiesto la deroga alla Direzione nazionale del partito… Rosy Bindi ha – ovviamente – chiesto la deroga. Accolta, con una clausola punitiva: per ottenere la candidatura, avrebbe dovuto sottoporsi alle primarie nel feudo, ops!, nella circoscrizione provinciale di Reggio Calabria.

Il resto lo sapete: trionfatrice al femminile senza problemi in quelle Primarie (trionfo “rosa”, in quanto primo assoluto risultò …un bindiano!, l’allora consigliere regionale e oggi a sua volta deputato dèmocrat Demetrio Battaglia: e, attenzione!, era ammessa la cosiddetta doppia preferenza di genere, cioè l’accoppiata sulla scheda di due preferenze anziché una sola, purché di due sessi differenti), la Bindi venne poi candidata quale capolista in Calabria per Montecitorio e rieletta, pronta per la sua sesta legislatura.

In tutto ciò, però, era successo che conducesse una campagna elettorale assolutamente soft, ad esempio sul tema della criminalità organizzata.

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9 febbraio 2013

Fini a Reggio: lodi per Rosanna Scopelliti, “bastone e carota” per la Napoli

Il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini torna in Calabria, e a Reggio, evidentemente con una situazione un po’ difinifiniversa dalle ultime volte.

Al contempo, nel corso della conferenza stampa di poco fa in riva allo Stretto, accanto naturalmente a una serie d’altre considerazioni “nazionali” (ma pure sulla «difficoltà a valutare» “da lontano” l’operato di un suo ex-delfino come Peppe Scopelliti, che al momento della scissione, a dispetto del forte legame, preferì rimanere nel Pdl), è stato lo stesso fondatore di Futuro e libertà a rievocare le «caterve di voti raccolti al Sud e in Calabria… Non posso dimenticare – ha aggiunto Fini – “che cos’era” piazza Italia, in certi frangenti», nella città di Ciccio Franco.

Ecco lo spunto per un parallelismo-flash non rispetto alla Reggio Calabria dei Fatti del ’70 (…quanto a valori e popolarità della Destra, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa…), ma nei riguardi di una delle più memorabili iniziative territoriali di Fli.

Non molto dopo il celeberrimo e celebrato «Che fai, mi cacci?», l’ex ministro degli Esteri tenne infatti all’auditorium “Calipari” di Palazzo Campanella una gremitissima assemblea fondativa del partito calabrese.

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7 novembre 2012

He did!, Obama rieletto

Filed under: uno sguardo fuori dal guscio — mariomeliado @ 07:48
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He did! Barack Obama wins back…

Il presidente-Premio Nobel per la Pace è stato rieletto guida degli Stati Uniti: four-more-years, dopo una campagna elettorale a dir poco tiratissima, sempre testa-a-testa-, contro il rivale repubblicano Mitt Romney.

Decisivi in questo senso i 275 grandi elettori, specialmente in grandi Stati-chiave come l’Ohio e la Florida…

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16 luglio 2012

Intervista al direttore di “Pubblico”, Luca Telese (4) – “Il leader perfetto della Sinistra? Il cuoco Giacomoni: lui sa cos’è”

(segue)

Questo o quel partito talora avevano abbozzato il proprio pantheon, ma adesso Pubblico lo fa in modo eclatante, fin dalla propria homepage: e ci sono dentro Larry Bruce e Beppino Englaro; i Beatles, Margherita Hack e Steve Jobs…  Ci spieghi il “senso”?

«Il pantheon è il nostro posizionamento. Quando Dante incontra Cacciaguida gli chiede: quai fuor li vostri antichi e quai fuor li anni…? (XVI canto del “Paradiso” della Divina Commedia, ndr), vale a dire: chi cazzo hai dietro?, quali sono le tue fonti d’ispirazione? Quello che si può già vedere anche sul sito web di Pubblico è un ritratto parziale ma irriverente… la trasgressione si coniuga all’impegno ideale. E ognuno dei personaggi, certamente solo una piccola parte dei personaggi che riteniamo fonte d’ispirazione per il nostro lavoro, viene citato per un pezzetto in particolare: Enrico Berlinguer (padre della sua compagna Laura: loro figlio si chiama Enrico e non certo per caso, ndr) c’è per la questione morale, Steve Jobs c’è per l’invenzione della modernità, a dispetto delle grandi polemiche che ne hanno coinvolto già in vita la figura… ognuno di quelli che vengono citati contribuisce per una quota della sua personalità complessiva».

Nel tratteggiare la linea editoriale, quanto conteranno i tuoi trascorsi?, quanto l’esperienza da portavoce nazionale di Rifondazione comunista?

«Dal punto di vista politico, a 23 anni sono stato il portavoce del Prc …ma era il ’93; e sono stato anche nell’ufficio stampa dei Progressisti. Però, sono passati 25 anni. Oggi, mi ritengo una persona che si ritiene un figlio del Pci, poi come tutte le persone di quell’area, con quel tipo d’affinità, vota quello che vede meno lontano dal Pci “in quel momento”…. E sotto il profilo politico, certamente immagino una grande coalizione con dentro tutti i soggetti politici che fanno riferimento al Pianeta Centrosinistra».

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5 giugno 2011

Comunali di Reggio Calabria, annullate 7mila schede! La situazione è grave… ma non seria

La situazione è grave, ma non seria

Con un piccolo sforzo goliardico si potrebbe descrivere così l’esito della verifica dei verbali dei seggi elettorali in relazione alla recentissima tornata amministrativa per il rinnovo del Consiglio comunale reggino. Ben 7mila – come annunciato ufficialmente dal presidente della Commissione elettorale Giuseppe Campagnale schede annullate in questa sede, soltanto 40 su 217 le sezioni elettorali in cui non si sono registrati gravi o gravissimi (in quest’ultimo caso, devoluti alla Procura della Repubblica…) problemi rispetto alla manifesta regolarità del voto.

In tutto ciò, il neosindaco di Reggio Demy Arena (vedi foto) ritiene che la cosa migliore da fare non sia accanirsi a evidenziare le mille irregolarità (la più patente e incredibile: in varie sezioni, si sono registrati più voti che votanti…), ma piuttosto «rompere per il futuro con questo metodo di votazione che, evidentemente, non va». Ad avviso del primo cittadino, la prima cosa da fare sarà «semplificare i verbali per le votazioni, visto che in più di un caso c’è stata una forte incertezza interpretativa e invece situazioni di questo tipo, a fronte di un diritto fondamentale come il suffragio popolare, debbono essere circoscritte il più possibile e arginate ai soli casi di reale incertezza sul voto espresso. E occorrerà agire anche in termini di un’opportuna, adeguata formazione dei futuri presidenti di seggio e scrutatori».

Tiepido, l’amministratore, rispetto all’ipotetico ricorso alla magistratura amministrativa che, pure, da giorni “fa il giro” dei social network e in particolare del più diffuso, Facebook, sulla scia dello slogan “Elezioni pulite” (che, vuoi o non vuoi, ricorda da vicina quell’ “Energia pulita” che ha rappresentato il claim della candidatura a primo cittadino di Massimo Canale e anche, se è per questo, la sua sorprendente “lista del sindaco”, che ha anche ottenuto un seggio a Palazzo San Giorgio). «Se ci sono elementi tali da far ritenere a qualcuno d’aver subìto un torto, è più che giusto che le persone legittimate ad agire si rivolgano al Tar, la sede competente nella quale avranno certamente soddisfazione… ma via, parlare di “brogli” mi sembra francamente eccessivo».

Non si discosta di molto l’opinione pubblicamente espressa da Massimo Canale, che torna in Consiglio comunale dopo l’esperienza da candidato primo cittadino del centrosinistra cosiddetto “ufficiale”. «Allo stato, se gli elementi sono solo questi, parlare di brogli mi sembra impensabile: certamente io non avanzerò ricorso al Tar. Del resto, noi – aggiunge lui – non contestiamo il merito, ma il metodo della votazione, che “fa acqua” da tutte le parti: migliaia di schede annullate, decine e decine di presidenti di seggio infedeli e incapaci di gestire al meglio e in serenità le operazioni di scrutinio. E non citerò le tante situazioni di seggi “presidiati” in violazione alle norme vigenti, specie nella zona Nord della città, con corrispondente impensabile divario tra il candidato sindaco del centrodestra e quello del centrosinistra…».

Resta un punto, a urne ormai chiuse forse “il” punto: ma a Palazzo di città ci sarà “una sola” opposizione o prenderanno corpo più minoranze? Le ultime uscite-stampa di Italia dei valori, e in particolare del responsabile regionale per il Patto etico e responsabile calabrese Enti locali Enzo Tromba farebbero pensare altrimenti!, con la candidatura del coordinatore cittadino dipietrista, ex candidato sindaco (e oggi unico rappresentante in Consiglio) del “cartello a 3 di sinistra” Aldo De Caridi quale presidente dell’Assemblea in nome di un’imprecisata nuova governance… «Le stupidaggini, lasciamole a chi le dice – taglia corto Canale –. Io lavorerò per ricompattare il centrosinistra e proprio un centrosinistra unito è il mio obiettivo di fondo: riterrò d’aver fallito se non riuscirò a centrarlo entro un paio d’anni. Il 10% in più delle liste che ho avuto non è merito solo di Massimo Canale, è merito anche di uno “spirito” che è quello di Milano e Napoli e che in riva allo Stretto s’è avvertito quand’era forse troppo tardi… La cosa davvero importante è dare compattezza al centrosinistra: quello “senza se e senza ma”, quello che non ha “schiacciato l’occhio” al centrodestra, che non s’è ritagliato un ruolo solo per tentare, invano, di far perdere un candidato».

9 gennaio 2011

Il “caso Perugini”. Un paradigma per un’intera coalizione e un’intera classe dirigente (2)

(segue)

Nel 2010, quand’era ormai digerito il dato che l’Udc avrebbe supportato la “corazzata”-Scopelliti e che non sarebbe stato il centrista Roberto Occhiuto ma lo stesso Loiero il candidato-Presidente del centrosinistra, si volle a tutti i costi (perfino con una becera finzione, dopo il sostanziale accordo di Caposuvero) proteggere il teorico pluralismo del Pd attraverso le note finte-primarie vinte proprio da Agazio Loiero su Peppe Bova e Brunello Censore (Doris Lo Moro s’era ormai ritirata). Ci fossero state primarie “di coalizione”, il Governatore uscente avrebbe senz’altro dovuto fronteggiare ulteriori rivali per la nomination relativa al centrosinistra.

Il primo quesito fu: ma è giusto?

Noi, sul punto, ripetemmo quel che andiamo dicendo da anni e anni: benissimo il rispetto del cittadino-elettore, ma proprio per questo motivo l’uscente dev’essere assolutamente e sempre ricandidato dalla coalizione che riuscì a farlo eleggere. Perché in forza del principio di responsabilità politica, se l’elettore è contento del suo operato lo rivota; se ne è scontento, lo manda a casa. Un giudizio doveroso, semplice, chiaro.

Invece, se la coalizione ha malgovernato (…anche con l’elezione diretta, le responsabilità non sono e non saranno mai di una persona sola…), con l’espediente di “cambiare cavallo” magari perde lo stesso, però sfugge (e l’uscente con lei) a una precisissima valutazione di merito. E può, così, bellamente attribuire la responsabilità della sconfitta al fatto d’aver cambiato, allo spiazzamento degli elettori, alla minor esperienza del “nuovo” candidato etc. etc.

Ma il Pd ha appena deciso che non ricandiderà diversi uscenti: il punto primo, dunque, è superato.

Evidentemente, per il Partito democratico non è molto importante che siano i cittadini a giudicare se un suo eletto ha governato bene oppure no. Ovvero, per il Pd ci sono cose più importanti.

(2 – continua)

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